Nella foto papa Bergoglio che riceve in dono da Evo Morales la falce e martello dove è rappresentato il crocifisso (la stessa immagine è riprodotta sul medaglione che Morales ha messo al collo di Bergoglio come onorificienza).

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Il nuovo presidente della Cei voluto da papa Bergoglio, il card. Gualtiero Bassetti, come ha notato ieri Vittorio Feltri, di fronte all’eccidio dei 35 cristiani egiziani compiuto dai terroristi, se n’è uscito dicendo: “Non sono le religioni che provocano violenze e terrorismo”.

Eppure proprio l’editoriale dell’“Avvenire” (quotidiano della Cei) ieri spiegava che quei poveretti sono stati uccisi perché “hanno chiesto loro di rinunciare a Cristo e di diventare musulmani. Se avessero accettato li avrebbero risparmiati, ma hanno rifiutato”.

Dunque perché Bassetti parla di “religioni” (al plurale)? Non sono tutte la stessa cosa. C’è la religione dei carnefici e c’è quella delle vittime. Non si possono confondere vittime e carnefici.

La causa della strage è stata proprio religiosa: l’odio per la fede cristiana. Con buona pace di Bassetti.

Del resto dopo aver affermato che non sono “le religioni” a compiere questi orrori, il cardinale ha aggiunto: “sono loro schegge impazzite”. Ma “loro” e “schegge” sono al plurale. Quindi ci sarebbero “schegge impazzite” di tutte le religioni che fanno massacri?

A Bassetti risulta che vi siano organizzazioni di terroristi cattolici che uccidono quei musulmani che non si fanno battezzare in Chiesa?

Nessuno può sostenere una tale assurdità. Bassetti – che già si arrampicava sugli specchi – ha aggiunto: “Vediamo creature pazze di furore e impazzite di odio, ma anche per noi in passato è stato così visto che i terroristi rossi venivano anche dalle nostre università cattoliche”.

La superficialità di queste parole lascia di stucco.

Il prelato ha dimenticato di spiegare che stava alludendo a pochissimi ex cattolici diventati comunisti rivoluzionari, che sparavano in quanto militanti marxisti, non certo in nome di Cristo.

I brigatisti rossi non uccidevano chi rifiutava di convertirsi al cattolicesimo, ma chi ritenevano “nemico del proletariato” (spesso sparavano proprio contro dei cattolici).

La lotta armata delle Br non nasce da san Tommaso d’Aquino, ma da un filone ideologico e politico della Sinistra marxista rivoluzionaria. Nasce dunque da un’ideologia totalmente nemica della fede cattolica.

FORMIDABILI QUEI DANNI

Soprattutto Bassetti ha dimenticato di spiegare cosa accadde davvero in quegli anni Sessanta. Che ci sia stato qualche raro terrorista delle Br che, in gioventù, era stato in parrocchia, è cosa nota.

Ma anche questo è da inquadrare in un fenomeno che fu di massa in quegli anni Sessanta: l’abbandono della Chiesa da parte dei giovani (e dei meno giovani) per aderire all’onda montante del conformismo marxista che stava dilagando in scuole, fabbriche, università, giornali, salotti e accademie.

Fu una svolta politica e culturale che cambiò il volto del Paese dopo il ’68. E fu anche un fenomeno di scristianizzazione generalizzato: il più colossale disastro pastorale della storia della Chiesa.

Accadde perché nel clima del post-concilio la gran parte del ceto ecclesiastico teorizzò (o subì senza opporsi) la “svolta progressista” e la resa alle ideologie mondane come necessaria modernizzazione della fede.

Le ideologie (soprattutto marxiste) inondarono la Chiesa stessa: “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero” diceva il cardinal Ratzinger in una memorabile omelia.

Come ha spiegato Gianni Baget Bozzo nel libro “L’intreccio”, quello comunista è stato il più formidabile attacco “teologico” al cristianesimo in tutto il mondo e le élite cattoliche non lo hanno mai capito.

Secondo Baget dagli anni Sessanta il ceto clericale si arrese all’egemonia marxista e snaturò il cristianesimo stesso.

Così l’ideologia sessantottarda non ebbe più chi la contenesse e la combattesse, i giovani disertarono le chiese e si riempirono di ex cattolici i movimenti extraparlamentari, sessantottini e i partiti comunisti e della sinistra.

Da quel disastro – che sembrò preludere alla fine della chiesa, negli ultimi anni di Paolo VI – i cattolici uscirono grazie alla guida potente di Giovanni Paolo II (che riconquistò i giovani) e del cardinale Joseph Ratzinger (che, fra l’altro, rimediando anche alla mancata condanna del comunismo da parte del Concilio, stroncarono quantomeno la Teologia della liberazione dilagante in Sudamerica).

Ma a un certo punto è accaduto qualcosa, come un ritorno al passato. Per una serie di circostanze ancora inspiegabili, Benedetto XVI si è dovuto dimettere e al suo posto è stato eletto proprio un rappresentante di quella chiesa sudamericana intrisa di teologia della liberazione e di populismo.

Bergoglio ha celebrato la riabilitazione e l’apoteosi del cattoprogressismo. E’ il ritorno dei disastrosi anni Settanta nella Chiesa.

A VOLTE RITORNANO

Il 22 aprile scorso a Roma si è tenuto un convegno internazionale indetto da un giornale cattolico, sulla linea dei quattro cardinali dei “Dubia”.

Uno dei relatori, la professoressa Anna Silvas, che è Senior Research Fellow of the Australian Academy of the Humanities Univerity of New England (Australia), ha descritto gli avvenimenti in termini durissimi:

Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II ci sembrava che le cose fossero tornate in qualche modo ‘a posto’ per un certo tempo, per lo meno in alcuni ambiti… Questa situazione è continuata sotto Benedetto XVIOra, nei pochi anni del pontificato di Papa Francesco, lo spirito ammuffito e stantio degli anni Settanta è risorto, portando con sé sette altri demoni…. Il fatto che quello spirito estraneo sembri aver alla fine ingoiato il Soglio di Pietro, trascinando coorti sempre più estese di una compiacente gerarchia ecclesiastica all’interno della sua rete, è l’aspetto più inquietante e veramente scioccante per molti di noi fedeli cattolici laici. Osservo un gran numero di alti prelati, vescovi e teologi e non riesco a riscontrare in loro, ve lo giuro, la benché minima presenza del sensus fidelium: e questi sarebbero i latori dell’officio dell’insegnamento della Chiesa?”.

MARXISMO E ISLAM

In effetti c’è il rischio che il disastro che la Teologia della liberazione e il “cattoprogressismo” hanno provocato in Sudamerica – un continente in caduta libera per la fede cattolica – venga adesso replicato su scala planetaria.

Anche i segnali simbolici sono chiari. Il papa Bergoglio che si è mostrato tanto accigliato nella foto con Donald Trump è lo stesso che appariva sorridente e cordiale nella foto col dittatore comunista Fidel Castro.

Quel Bergoglio che lancia messaggi amichevoli ai tiranni del regime comunista cinese è lo stesso che fulmina l’occidente come luogo di orrori.

All’abbaglio preso dalla Chiesa negli anni Sessanta col comunismo – e che oggi ritorna in forma sudamericana – si aggiunge un identico atteggiamento erroneo nei confronti dell’Islam, che è anch’esso – anzitutto – un’ideologia totalizzante, che ingloba la società, lo stato e la vita privata.

Infatti anche con l’Islam la chiesa di Bergoglio sembra alla resa culturale. E come negli anni Settanta la resa della Cristianità favorì il dilagare dell’ideologia comunista, oggi favorisce l’Islam.

IL FUTURO

Lo si può già vedere nel nord Europa. Ieri, sul “Foglio”, Giulio Meotti ha reso noto che la moschea dove si recava a pregare Salman Abedi, l’attentatore di Manchester, è una ex chiesa protestante, sconsacrata proprio durante gli anni Sessanta della grande scristianizzazione e poi acquistata dalla comunità musulmana.

“La storia della chiesa di Didsbury convertita in moschea” ha detto a Meotti il filosofo inglese Roger Scruton “è la storia del mio paese, l’Inghilterra. Stiamo perdendo la nostra fede cristiana, la nostra cultura, e una nuova fede la sta soppiantando, l’Islam”.

Ancora Meotti riferisce che Lord Carey, ex arcivescovo di Canterbury, ha spiegato che la Church of England è “a una generazione” dalla sua fine.

La stessa sensazione si respira in tutta Europa e in Italia (oltreché in Sudamerica). Ma tutto questo per Bergoglio (e i Bassetti al seguito) non pare sia un problema.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 28 maggio 2017

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