Il “complotto per cambiare il cattolicesimo” (titolo del New York Times), ovvero il progetto del papa argentino per trasformare la Chiesa in succursale di “Repubblica” e di Greenpeace, ha l’entusiastico consenso di tutti i più acerrimi nemici di sempre della fede cattolica.

Ma per riuscire ha assoluto bisogno di mostrare anche il sostegno del popolo cattolico. Solo che questo popolo sta dalla parte opposta dei progressisti bergogliani e – sebbene bombardato dai media – preferisce padre Pio ai “sinistrini”.

Non a caso nel 2014 ha dimezzato le sue presenze alle udienze di Bergoglio e nel 2015 ha dimezzato quelle del 2014. Una vera fuga.

Per questo in Vaticano hanno escogitato l’idea di un nuovo Giubileo: occorreva tamponare il drastico crollo di presenze attorno a papa Bergoglio.

TROVATE “MEDIEVALI”

Certo, il Giubileo è un rito nato nel Medioevo, fece insorgere Lutero e sta all’opposto della mentalità di Bergoglio, il quale ama più la compagnia di Eugenio Scalfari o del Centro sociale Leoncavallo o di Fidel Castro o dei Teologi della liberazione che quella del popolo cattolico wojtyliano e ratzingeriano.

Ma l’obiettivo era mostrare che attorno a Bergoglio c’era un plebiscito permanente: per ottenerlo lui arriva a sopportare anche l’“odore” delle pecore cattoliche.

Tuttavia pure il Giubileo si è rivelato un flop, fin dale prime battute. Il popolo cristiano percepiva la sua nascita “in provetta”, per scopi “politici”, fuori dalla tradizione (la Bolla è perfino ambigua sulle indulgenze). E il confronto con l’affluenza del Giubileo del 2000, con Giovanni Paolo II, è stato fin dall’inizio devastante per Bergoglio.

Pure il Family day del 30 gennaio ha mostrato che il popolo cattolico ama e segue ancora gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: quel popolo infatti a Roma ha trovato la gelida ostilità del papa argentino che lo ha ostinatamente ignorato e boicottato.

Come fare dunque per “costringere” il popolo di Dio a fare da tappezzeria ai trionfi mondani di Bergoglio?

L’idea è venuta ancora una volta a mons. Fisichella, molto zelante nel compiacere il Sovrano: visto che il cuore del popolo batte per i santi della tradizione portiamo a Roma le reliquie del più popolare e amato dei santi, padre Pio.

E in effetti il popolo è arrivato in massa: ieri più di 80 mila persone, una marea di fedeli. Il sito di “Repubblica” ha titolato comicamente “Folla a San Pietro per il Papa”.

Ma – nonostante gli sforzi propagandistici di questo giornale – tutti sanno che quella folla enorme non era affatto in Piazza San Pietro per Bergoglio (infatti la sua udienza di mercoledì scorso era semideserta): era lì per padre Pio.

L’avvenimento è eccezionale per molti motivi e crea tanti imbarazzi.

DISPREZZO DI OGGI

Anzitutto per i media e gli intellettuali laici i quali vedono come la peste padre Pio e la religiosità popolare cattolica. Solo che è arduo, stavolta, ridicolizzarla perché è stato il loro beniamino, Bergoglio, a volere quest’iniziativa.

L’Oscar del laicismo se lo è conquistato “Il Fatto quotidiano” con il titolo sprezzante pubblicato venerdì: “L’Isis non ci serve, il nostro Medioevo è qui con Padre Pio”.

Glissiamo sul riferimento all’Isis… A sapere di muffa è proprio quella rozza idea di Medioevo. Verrebbe da rispondere che in effetti il Medioevo è sempre fra noi avendoci lasciato un immenso patrimonio artistico (di cui godiamo e su cui lucriamo).

Ma è fra noi anche perché ospedali, università, banche e cattedrali furono appunto inventate nel “buio” medioevo. E così pure l’idea di Europa, le libertà comunali, l’economia di mercato e la sovranità popolare.

La cultura classica ci è stata tramandata dal “cattivo” Medioevo e sempre lì sono nate anche la tecnologia e la scienza, insieme con la musica (nella sua forma moderna).

Perfino la Divina Commedia – che forse qualche laico crede sia stata partorita da Roberto Benigni – nasce dal genio medievale di Dante Alighieri che così – letteralmente – “inventò” la lingua italiana.

DISPREZZO DI IERI

Quello di oggi, raccolto attorno a padre Pio, è lo stesso popolo cattolico che 70 anni fa veniva deriso dagli intellettuali “illuminati” che sbeffeggiavano l’Italietta delle processioni e delle “Madonne pellegrine”.

E mentre gli “intellettuali” (che non di rado erano stati fascisti) in gran parte si schieravano con il Fronte Popolare di Togliatti e Stalin i quali preparavano all’Italia un futuro da Cecoslovacchia, il popolo umile e contadino, ascoltando i parroci e Pio XII, salvò il Paese e, votando Dc, lo collocò per sempre nell’occidente della democrazia e della libertà.

Per questo un vero liberale, Benedetto Croce, dopo il 18 aprile 1948, poteva dire a quell’intellighentsia: “Beneditele, quelle beghine di cui ridete, perché senza di esse, oggi, non sareste liberi”.

Insomma, mentre gli intellettuali “illuminati” stavano perlopiù con chi minacciava la libertà e la civiltà, proprio il popolo spregiato dei devoti e dei semplici vide giusto e salvò il Paese.

Lo si dovette anche a personalità come padre Pio che in quell’elezione decisiva si dette da fare moltissimo perché il comunismo fosse sconfitto.

ORRORE COMUNISTA

Padre Pio conosceva bene i crimini dei regimi comunisti, le devastazioni spirituali dell’ateismo marxista e le stomachevoli menzogne dei partiti comunisti che ingannavano i poveri. E non taceva.

Anche per queste cose, il santo cappuccino è l’opposto esatto di Bergoglio che non perde mai occasione di “flirtare” con i peggiori tiranni comunisti, che si tratti dei fratelli Castro a Cuba (dove il papa argentino ha snobbato dissidenti e perseguitati e ha omaggiato il despota) o si tratti del vergognoso regime comunista cinese, un regime genocida, verso il quale, nei giorni scorsi, Bergoglio ha rilasciato un’intervista ad “Asia Times” a dir poco imbarazzante.

In quell’intervista egli ha totalmente taciuto sui problemi della libertà e della libertà religiosa, ma soprattutto ha pronunciato “parole – come osserva Sandro Magister – sfrenatamente assolutrici di passato, presente e futuro della Cina, esortata a farsi ‘misericordiosa verso se stessa’ e ad ‘accettare il proprio cammino per quel che è stato’, come ‘acqua che scorre’ e tutto purifica, anche quei milioni di vittime che il papa mai nomina, neppure velatamente”.

Un pronunciamento accolto con entusiasmo dagli oppressori comunisti. I carnefici preferiti alle vittime.

Ma padre Pio e Bergoglio sono all’opposto soprattutto perché padre Pio rappresenta proprio quella Chiesa Cattolica fedele alla sua dottrina e alla tradizione che Bergoglio vuole rottamare.

MISERICORDIA

Il nome stesso del frate del Gargano – Pio, preso all’ingresso nella vita religiosa – intendeva onorare san Pio X, cioè quel Papa che più lottò contro il Modernismo, proprio quel papa detestato dai progressisti oggi al potere nelle stanze vaticane.

Bergoglio sostiene di aver fatto portare a Roma, per il Giubileo, le spoglie di padre Pio come simbolo della misericordia. Ma la misericordia testimoniata da padre Pio – diversamente da quella di Bergoglio – era inseparabile dalla giustizia e dalla verità.

Padre Pio infatti diceva di temere la misericordia perché se ne può abusare. Il suo insegnamento ricalca quello di Giovanni Paolo II (con S. Faustina) e di Benedetto XVI.

Il santo frate aggiungeva: “la Carità senza la Verità, e senza la Giustizia che è Verità, non può esistere. Dio è Verità prim’ancora di essere Carità”.

Parole ostiche per il partito bergogliano vezzeggiato dai radical chic. Del resto come padre Pio fu “perseguitato” da certi ecclesiastici “illuminati”, così oggi Bergoglio colpisce duramente i più autentici figli spirituali di padre Pio, cioè quei frati Francescani dell’Immacolata di padre Stefano Maria Manelli che il papa argentino ha ormai quasi annichilito.

Oggi padre Pio viene “usato” da Bergoglio come attrattiva per fare folla attorno a sé, ma oltretevere rischiano di restare spiazzati dalle sue “sorprese”. Potrebbe pure fare il miracolo di convertire qualcuno in Vaticano.

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 7 febbraio

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