C’è chi rosica amaramente per l’immenso ed epocale Family day di ieri che, per la prima volta nella storia d’Italia, ha riempito il Circo Massimo di Roma senza alcuna organizzazione (sindacale o politica o industriale) alle spalle e senza viaggi spesati.

E’ un popolo che a proprie spese si è mosso, con enormi sacrifici, per un’ideale, per i propri figli, di fronte a una classe politica che gli ideali li ha buttati al macero e si muove solo per il potere.

Una classe politica che non è all’altezza di rappresentare questo popolo e non è mai stata investita dall’elettorato.

Ci sono “rosiconi” nei Palazzi del Potere (politico, ideologico e giornalistico), ma anche in quei palazzi del potere clericale che hanno fatto di tutto per disinnescare il Family day.

PECORE E SALOTTI

Basti dire che ieri l’Osservatore romano è uscito senza avere nemmeno una riga in prima pagina su questo eccezionale evento (come pure “Repubblica”, l’altro giornale bergogliano).

Cosa “osservano” all’Osservatore per non essersi accorti di un mare di popolo cristiano in arrivo? Evidentemente non la realtà, ma il Palazzo bergogliano, che stava rosicando di brutto.

Il papa argentino esordì nel 2013 dicendo che un pastore deve prendere l’odore delle pecore, ma l’evento di ieri ha dimostrato che Bergoglio ama i profumi dei salotti scalfariani e non gli odori del gregge cristiano.

Il vescovo di Roma sembra detestare questo popolo immenso che si è radunato, in difesa della famiglia, nella memoria di Giovanni Paolo II e ricordando gli insegnamenti di Benedetto XVI.

Del resto Bergoglio, che per due anni ha dissestato la Chiesa con due Sinodi contro la famiglia, è percepito come parte dello schieramento opposto (cioè opposto alla famiglia e al popolo cattolico). E’ visto come idolo degli avversari di sempre.

Ma lo vedremo dopo, perché il primo a essere stato “sfiduciato” dal “pueblo” è Matteo Renzi, il premier mai eletto.

IL VOLTAGABBANA

Lo striscione “Renzi ci ricorderemo”, opportunamente segnalato da Mario Adinolfi, dice tutto perché in quella enorme piazza c’erano anche diversi che votarono Pd (e anche non cattolici) e d’ora in poi “ricorderanno”: lo stesso Adinolfi fu tra i fondatori del Pd e oggi non ha più rinnovato la tessera.

Adinolfi ha ricordato pure che al Family day del 2007 aveva aderito anche Renzi, da presidente della Provincia di Firenze e come “politico cattolico”.

A quel tempo – lo ricordiamo noi – Renzi dichiarava che quella delle “coppie di fatto” non era “la questione prioritaria su cui stare mesi a discutere. Mi sembra un controsenso rispetto alle vere urgenze del paese”.

Aggiungeva che erano “provvedimenti ideologici” e che “toccano la minoranza delle persone. Basti pensare all’assoluta inutilità dei registri civili nei Comuni che ne hanno approvato l’istituzione”.

Diceva anche dell’altro: “la famiglia è la cellula della società non perché lo dicono i cattolici, ma perché è il fondamento di un modo di stare insieme. E se il matrimonio è un sacramento per chi crede, per la comunità è comunque un istituto del diritto e come tale impone assunzione di responsabilità davanti alla società”.

Si riferiva all’art. 29 della Costituzione. Sul Family day del 2007 dichiarò: “È difficile capire perché c’è uno sguardo carico di ideologia sulla famiglia. Tutto ciò che viene detto dalla Chiesa viene visto come ingerenza. Non c’è bisogno di essere cattolici per difendere la famiglia. Quando non si coglie il fatto storico di un milione di persone in piazza si commette un errore gravissimo”.

Vedremo ora se da premier Renzi compirà l’ “errore gravissimo” di non cogliere “il fatto storico” di “due milioni di persone in piazza”.

Stavolta infatti non solo sta dall’altra parte, ma è addirittura lui il promotore di una legge peggiore di quella del 2007. Come sia avvenuta una tale metamorfosi non si sa, ma appare evidente che per il potere Renzi è pronto a tutto.

Ieri al Circo Massimo i tre applausi più forti si sono sentiti quando una signora slovena ha raccontato come là hanno vinto il referendum per la famiglia.

Il primo applauso è scattato quando ha detto che il presidente che si era opposto ha poi perso le elezioni, il secondo quando ha detto che il premier aveva perso il posto e un vero boato si è alzato quando ha concluso: “Renzi ricordatelo”.

Renzi ha tradito le aspettative, anche quelle del popolo cattolico, per compiacere il “pensiero unico” internazionale. Quello che Benedetto XVI definiva “la dittatura del relativismo”.

ITALIA ALL’AVANGUARDIA

Ieri uno striscione ricordava proprio questa espressione. Da oggi l’Italia potrebbe essere l’avanguardia di una novità politica in Occidente.

Non a caso, infatti, contro questo “pensiero unico” imposto ai popoli, in barba alle convinzioni della maggioranza, si stanno schierando proprio i popoli dell’Est europeo, che già hanno sperimentato il totalitarismo comunista e non hanno intenzione di subire una tale “colonizzazione ideologica”.

IL CASO BERGOGLIO

E’ un’espressione di papa Francesco di cui purtroppo ieri è stata evidentissima l’assenza e palpabile la freddezza. E’ stato ricordato e di certo sarebbe stato accolto con immensa gioia un suo segnale, ma lui non ha inviato nemmeno un saluto al Family day e nel discorso dell’udienza del mattino non ha fatto cenno al popolo cristiano radunato all’altro capo della città.

Non ha nemmeno trovato il tempo per una di quelle telefonate che riserva, in abbondanza, all’amico fraterno Scalfari o perfino a Pannella.

E’ imbarazzante che un papa così loquace, che parla con tutti, taccia ostinatamente su un tema che i suoi predecessori hanno definito vitale, un tema che incendia il parlamento e mobilita così tanto il popolo cattolico.

Lui parlò perfino al Centro sociale Leoncavallo, ma allle famiglie del Family day no. Del resto i naturali punti di riferimento ieri, al Circo Massimo, sono stati Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Dal Vaticano di Bergoglio hanno fatto di tutto perché il Family day si sgonfiasse, ma sono riusciti solo a “imbavagliare” Kiko Arguello.

Perché un così assurdo boicottaggio? Non solo a protezione del governo Renzi, ma anche perché questo evento mostra dove batte veramente il cuore del popolo cristiano, mostra il suo “sensus fidei” che è stato smarrito dai pastori vaticani.

Questa è la vera “sorpresa dello Spirito Santo”, non le tesi eterodosse che Kasper e Bergoglio hanno provato a far passare al Sinodo.

E questo evento è l’ennesima bocciatura del braccio destro di Bergoglio, mons. Galantino.

Molti militanti cattolici in questi mesi nelle piazze si sono presi insulti e sputi e spesso il dileggio dei media. Dov’erano i pastori? E i politici cattolici?

ALFANO E CARRON

Il ministro dell’Interno Alfano è quello che avrebbe il potere di far saltare il Ddl Cirinnà: gli basterebbe minacciare (e poi eventualmente fare) la crisi di governo. Ma può Alfano lasciare le sue poltrone (e quelle che proprio nelle ultime ore Renzi ha assegnato al Ncd) per una questione ideale? C’è qualcosa che valga più del potere per questi politici?

Sembra di no. Anche se le poltrone sono comunque transitore e Alfano, se non risponde alla piazza di ieri, decreta la fine politica del Ncd.

Per uno straordinario colpo di fortuna il Ncd, che non ha né identità, né linea politica, né un programma, né un popolo, avrebbe di colpo la possibilità di trovarsi fra le mani tutto questo enorme patrimonio politico. Ma se è impossibile che privilegi gli ideali sulle poltrone è anche improbabile che Alfano si metta a far seriamente politica. Vedremo, ma tutto fa pensare che si faccia bastare le poltrone del momento.

Il Family day oceanico di ieri però sarà un terremoto anche nel mondo cattolico, dove “el pueblo”, con la sua passione civile e religiosa, ha trascinato o sfiduciato le leadership.

Il caso più clamoroso è quello di CL, con buona parte del movimento che è andata al Circo Massimo (c’era pure lo striscione), mentre don Carron è rimasto isolato nella sua equidistanza tra Family day e Pannella. Da oggi nulla sarà più come prima.

 

Antonio Socci

Da “Libero”, 31 gennaio 2016

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